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Rocca Grimalda


Per rivivere la vita del castello e il borgo medioevale rimasti inalterati nel tempo...
 

 

Rocca Grimalda, paese del Monferrato Ovadese nella Valle dell'Orba, situato a 280 metri di altezza sul livello del mare, si sviluppa su di una superficie di 1560 ettari ed ha una popolazione di circa 1290 abitanti.
Rocca Grimalda deve principalmente il proprio nome alla sua posizione strategica e di grande effetto scenico.
Dalla posizione elevata e privilegiata si può dominare con uno sguardo tutta la valle dell'Orba, verso la Pianura Padana. Questo paese mantiene spiccate caratteristiche di autentico borgo medioevale; i suoi vicoli ed il suo castello fanno rivivere nella fantasia epiche battaglie tra cavalieri e fanti

Il paese antico di Rocca Grimalda si erge su una rupe che domina la Valle dell'Orba, il borgo è stato oggetto di infinite contese tra la Repubblica di Genova, Monferrato, Stato di Milano dovute alla sua posizione strategica, ma sicuramente anche per la bellezza e l'attrazione naturale che esercita.  Le origini sono incerte e sporadici ritrovamenti archeologici farebbero risalire i primi insediamenti alla presenza di popolazioni liguri in epoca pre - romana.
Nel 963 Rocca Grimalda rientra fra i territori concessi dall’ imperatore Ottone ai Marchesi Aleramici del Monferrato. Nel 1164 Rocca Grimalda fu concessa in feudo a Guglielmo del Monferrato da Federico Barbarossa.
Nel XIII secolo fu data ai marchesi di Gavi, e successivamente passò ai genovesi. Questi ne investirono i Malaspina.
Nel 1355, detta Rocca Val d’Orba, fu nuovamente concessa ai marchesi del Monferrato e, in seguito all’occupazione dei milanesi, fu assegnata nel 1440 da Filippo Maria Visconti a Galeazzo Trotti.
I Trotti, famiglia di capitani di ventura, , lo vendettero definitivamente ai Grimaldi, patrizi genovesi, che dominarono il paese fino ai primi del XIX secolo.
Particolarmente dura fu l’occupazione francese del 1650 che comportò la distruzione di gran parte della cinta muraria difensiva, durante la guerra di successione austriaca del XVIII secolo, truppe austriache, spagnole e francesi si dettero battaglia per il possesso della rocca.



Dal 1736 Rocca Grimalda entrò nell’orbita del Regno di Sardegna e divise da allora le sorti del Piemonte sotto il dominio dei Savoia.
Il passato così burrascoso e ricco di avvenimenti sociali, ha temprato e modellato l’animo dei rocchesi e si riflette in quella che è la tradizione più antica e significativa del paese: la Lachera, danza popolare tramandata di generazione in generazione dal XIII secolo e che ancora oggi viene ballata in occasione del carnevale.
Rocca Grimalda, che all’inizio del XX secolo arrivò ad avere oltre 3500 abitanti, in seguito al massiccio flusso migratorio verso le grandi città, comune a tutti i piccoli centri agricoli della zona, conta attualmente circa 1300 anime, in gran parte residenti fuori dal centro storico, nelle campagne.
L’agricoltura rappresenta la principale voce dell’economia rocchese, anche se recentemente sono sorte alcune piccole aziende e laboratori artigianali.
 

Custode delle antiche vicende è il Castello, la cui struttura originaria risale al XIII secolo; caratteristica è la torre circolare a cinque piani con una scala elicoidale ricavata nello spessore delle mura. La struttura, terminata l’originaria funzione prettamente militare, fu trasformata in lussuosa abitazione signorile nel XVIII secolo.
Numerose sono le costruzioni religiose. La Parrocchiale di San Giacomo Maggiore, di origine romanica, ampliata e rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva ancora l’antica facciata inglobata nel muro perimetrale destro con una serie di archi in pietra grigia e parte del basamento originale del campanile.

La Lachera (da lachè = servitore) è danzata con irruenza, animosità, ma è anche festosa e allegra.
Viene tradizionalmente rappresentata nel periodo carnevalesco girando di cascina in cascina, per le campagne e per le vie del paese.
Per il carattere popolano della manifestazione, sono stati inseriti personaggi appartenenti ad epoche storiche diverse: troviamo costumi originali antichi accanto a spadaccini del Seicento e damigelle che indossano cuffie e camicette di pizzo del XIX secolo.
La sposa è in bianco, mentre lo sposo indossa pantaloni chiari con bande tricolori.
I personaggi più originali sono i due Lacchei con costumi multicolori e lunghi cappelli infiorati, ed i quattro Trampulin, buffi arlecchini con vestiti rattoppati e sonagliere, che accompagnano la danza con lo schioccare delle fruste.
Nella rappresentazione vengono eseguite tre danze: La Lachera vera e propria, dove i Lachei con armonici saltelli avanzano e indietreggiano reciprocamente verso la coppia di sposi mentre i due spadaccini incrociano le spade in segno di difesa; la "giga" danzata da Lachei e sposi ed infine il "calisun" dove la sposa, quasi rincorrendoli, balla con i Lachei.
Ogni anno La Lachera viene rappresentata nel borgo medioevale la penultima domenica di carnevale.

 
 
  Numerose sono le costruzioni religiose. La Parrocchiale di San Giacomo Maggiore, di origine romanica, ampliata e rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva ancora l’antica facciata inglobata nel muro perimetrale destro con una serie di archi in pietra grigia e parte del basamento originale del campanile.
 
Parrocchiale di San Giacomo

Sparse per la campagna si trovano numerose edicole votive, oltre alla chiesa campestre dedicata a San Rocco, risalente al XVI secolo, e a quella di San Giacomo nell’omonima frazione.


Chiesa di Santa Libania

Particolarmente interessante è la Chiesa di Santa Limbania in Castelvero: di origine molto antica, potrebbe risalire al castrum bizantino o comunque all’epoca alto-medioevale. E’ un antico e tradizionale centro di devozione; conserva pregevoli affreschi del XVI secolo. La chiesa è stata oggetto di restauro limitato alla copertura e ad opere di consolidamento.
 

  La Lachera
Secondo la tradizione, verso la fine del ‘200, un giovane sposo di Rocca riuscì a sollevare il popolo contro il tiranno Isnardo Malaspina, che pretendeva di esercitare il "diritto della prima notte" (jus primae noctis) sulle spose del feudo: durante il corteo nuziale il giovane, con un gruppo di amici, non solo si oppose ai soldati incaricati di prelevare la sposa, ma uccise il feudatario, ponendo per sempre fine all’assurdo privilegio.



Da allora, ogni anno, i Rocchesi ricordano tale anniversario ballando "La Lachera".

 

 
 Val d'Orba (presentazione)

      Elidio's service
 Elidio 2003 Updated  05-05-17