Viticoltori:Territorio, storia, tradizione ed
innovazione, sono ingredienti di una ricetta eccezionale che ha contribuito al
successo dei vini italiani nel mondo.
Solo l'adattamento secolare al territorio consente ad un vitigno di esprimere in
pieno le proprie potenzialità.
Solo l'inesorabile susseguirsi delle vendemmie, anno dopo anno, per decenni e
secoli consente di comprendere il vitigno nei toni più intimi, di selezionare i
migliori cru, di interpretare in cantina la tradizione o uno stile rinnovato in
una storia di uomini, di vini e di aziende che si arricchisce ogni anno di
traguardi importanti.
Ma di uomini innanzitutto, dietro un buon vino c'e' colui che impiega una vita
di cure e di passione; l'uomo rimane dunque protagonista del vino e del suo
farsi e costantemente condizionato dalla natura, dalle condizioni atmosferiche,
dalle consuetudini. Di conseguenza, il vino non è mai casuale né banale, il vino
è sempre portatore di valori di
gusto e non: in una parola, il vino e' civiltà.
Il patrimonio vitivinicolo nostrano, d'altro canto, con le sue 21 docg, le 306
doc e le 164 igt, con gli svariati vitigni autoctoni che si differenziano da
regione a regione, con le cultivar internazionali, può disorientare e confondere
coloro che non sono proprio esperti ma che desiderano "saperne di più".
In queste pagine ci limitiamo a presentare i viticoltori delle Langhe e
del Roero, li invitiamo pertanto a illustrare la propria Azienda; a raccontarne
la storia; a descrivere le proprie vigne; i vitigni; e la lavorazione delle uve
fino al prodotto imbottigliato.
Vini
prodotti nelle Langhe, nel Roero e nel Piemonte:
I terreni ed il clima si sono rivelati
particolarmente favorevoli sulle dolci colline, che dalla Pianura Padana si
inerpicano verso le Alpi, garantendo fertilità, giusta pendenza ed ottima
esposizione al sole; risultato: basse rese di uve per garantire vini di qualità
eccellente. Appena fermentata l'uva diviene vino da custodire con cura nei tini
in attesa del momento buono. Una volta pronto e portato in tavola, ciascun vino
rivendica la sua individualità, vuole trasmettere la sua storia. A cominciare
dalla paternità del suo vitigno, con le spiccate caratteristiche distintive mai
mescolate fra loro secondo la tradizione piemontese che predilige la purezza dei
vitigni. Ecco allora che i vini principali portano il nome dell'uva stessa e
ogni vitigno ha la sua zona tipica che delimita il territorio maggiormente
vocato.
— :: L'Arneis del Roero ::
E' anche chiamato Roero-Arneis questo vino bianco
DOC, prodotto con uva Arneis nella zona del Roero, soprattutto nei paesi di
Baldissero, Montaldo Roero, Santo Stefano Roero e Vezza, in provincia di Cuneo.
Ha un colore paglierino, è secco e raggiunge i 12 gradi circa.
Storicamente è sempre stata coltivata qualche pianta di uva bianca, l'Arneis
appunto, nei filari di Nebbiolo (a volte, infatti, l'uva viene chiamata Nebbiolo
bianco). Di solito veniva mescolata con le uve rosse per produrre un uvaggio
oppure era usata per ottenere un vino bianco di uso famigliare.
Arneis in piemontese significa "birichino", oltre che strumento: leggenda vuole
che venne dato questo nome al vino perchè considerato un po' matto, cioè
difficile da fare, mutevole da un anno all'altro.
— :: L'Asti ::
E' il nome attuale di quello che fino a pochi anni
fa era l'Asti Spumante, vino spumante dolce DOCG; uno dei più famosi prodotti
enologici del mondo, vanto delle cantine del Monferrato. E' il vino italiano più
venduto all'estero: si esporta circa l'80 per cento della produzione.
Viene ottenuto a partire dall'uva Moscato Bianco, ha un profumo caratteristico,
delicato; il colore è un affascinante, caldo giallo paglierino o giallo tenue, a
volte con riflessi verdolini. E' un vino molto aromatico, con una gradazione di
7-9 gradi e non è previsto invecchiamento, poichè perde facilmente sapore col
tempo.
La tecnica di preparazione del Moscato risale al 1500, descritta in un libretto
del 1606, alla corte dei Savoia. La prima spumantizzazione dell'Asti è stata
realizzata a Canelli, verso il 1860, da Carlo Gancia, il padre dell'Asti
Spumante odierno. Questi, entrato nella storia dell'enologia piemontese, riuscì
ad adattare il metodo champenois, usato per lo Champagne, ottenuto da vini
secchi, al Moscato dolce del Piemonte. La difficoltà consisteva, a differenza
dello spumante secco, nel riuscire a bloccare la fermentazione all'interno della
bottiglia in modo da ottenere per sempre uno spumante dolce: Gancia riuscì
nell'intento, mettendo a punto un metodo, che porta il suo nome, utilizzato in
breve tempo da tutti i produttori della zona.
La maggior parte dei produttori di questo spumante è raggruppata in un
consorzio, con sede ad Asti, che certifica la bontà del prodotto con uno
speciale bollino sulla bottiglia.
E' un vino consumato preferibilmente a fine pasto, per dolci e dessert.
— :: Il Barbaresco :: Vino rosso DOCG. Prodotto nelle vigne di quattro soli
comuni: Barbaresco, Neive,Treiso e Alba, il Barbaresco è, con il Barolo e
Gattinara, un vino a "denominazione controllata e garantita" del Piemonte ed è
ovviamente tra i più noti e preziosi.
Nasce da uve Nebbiolo e deve essere invecchiato almeno tre anni prima di essere
venduto.
Se ne produce relativamente poco (intorno ai due milioni di bottiglie per anno,
ma in certi anni – è capitato per esempio nel 1972 – non se ne produce affatto).
Vino asciutto, elegante, con profumo prevalente di viola, con l’invecchiamento
da color rubino tende all’aranciato.
Si dice che se il Barolo è "il vino dei Re", il Barbaresco è "il vino delle
Regine".
E’ l’accompagnamento ideale per gli arrosti, per il pollame, per la selvaggina,
m può essere tenuto in tavola anche per un pasto importante.
La bottiglia dovrebbe essere aperta qualche ora prima del consumo ed è meglio "caraffarla"
(versarlo prima in una caraffa), affinchè prenda aria e luce.
Va tenuto in cantina, coricato e deve essere portato in tavola a temperatura
ambiente .
— :: La Barbera ::
Vino rosso rubino, con sfumature dai toni aranciati
quando invecchia, è tra i più consumati in Piemonte; ne esistono ben quattro
tipologie DOC. Un tempo la Barbera - è uno dei pochi vini che vogliono
l'articolo femminile, secondo la tradizione piemontese - era rossa intensa,
vinosa, quasi nera; non la si fa più con queste caratteristiche, almeno nelle
zone dove è tutelata dal marchio DOC.
E' un vino molto antico, il nome stesso affonda le sue origini prima dell'anno
1000, mentre esistono citazioni esplicite del 1514 a Chieri, in provincia di
Torino, e anche nei secoli seguenti.
In questa breve scheda analizzeremo i quattro marchi DOC, ricordando però che
esistono piccoli produttori sparsi in tutte le zone del centro - sud Piemonte,
che ottengono risultati eccellenti ed è una gioia per l'appassionato andare alla
ricerca di questi prodotti, attraversando un paesaggio affascinante, ricco di
vigneti, che con i loro muti sussurri conducono alla scoperta di un tesoro.
La Barbera d'Alba ha sapore asciutto, acidità, gusto leggermente tannico. Ha una
gradazione alcolica di 12 gradi e deve essere venduta dopo un invecchiamento di
almeno un anno. E' "superiore" se ha 12,5 gradi ed è invecchiata almeno due
anni, di cui uno in botte di rovere o castagno.
La Barbera d'Asti ha sapore asciutto, acidità, ma in certi casi può essere
leggermente amabile. Deve avere, minimo, 12,5 gradi e almeno un anno di
invecchiamento; è "superiore" se invecchiata almeno due anni, di cui uno in
botte.
La Barbera dei Colli Tortonesi può essere fatta, oltre che con le uve Barbera,
anche con un 15 per cento di uve Freisa, Bonarda e Dolcetto. E' un vino secco,
vivace, robusto, con profumo vinoso. Deve avere, minimo, 12 gradi; anche questa
Barbera può essere "superiore".
La Barbera del Monferrato ha un bel colore rosso intenso, è fatta con uve
Barbera dal 75 al 90 per cento ed è ammessa l'aggiunta di uve Freisa, Grignolino
e Dolcetto. Sapore asciutto, a volte anche amabile, può essere lievemente
frizzante. Può essere venduta e consumata già l'anno seguente alla vendemmia (è
l'unica Barbera DOC che può essere bevuta "giovane"); con un invecchiamento in
botte di almeno due anni, diventa "superiore".
Questo popolare vino ha ispirato persino un'opera buffa intitolata "Il vino di
Barbera", presentata durante il carnevale del 1866. Nella letteratura italiana
classica viene citata esplicitamente da due grandi poeti come Giosuè Carducci e
Giovanni Pascoli.
Sono cosiderate "eccezionali", di valore storico, le Barbere prodotte nelle
annate di vendemmia 1971, 1985, 1988, 1990.
— :: Il Barbesino ::
Si tratta di un vino rosso prodotto in tempi
relativamente recenti da alcune aziende monferrine, che hanno riscoperto
l'antica abitudine di vinificare assieme diversi tipi di uva. In questo caso il
Barbesino è ottenuto a partire dalla Barbera, Freisa e Grignolino.
— :: Il Barolo :: Il Barolo è un vino che ha una tradizione di quasi due
secoli, da quando cioè la marchesa Giulia Falletti di Barolo ed il conte Camillo
di Cavour provarono a far vinificare l’uva Nebbiolo con nuove tecnologie. Il
successo fu immediato, il Barolo fu entusiasticamente adottato dalla Corte dei
Savoia e quindi divenne "il vino dei Re".
Il Barolo è prodotto in un’area molto ristretta da uve coltivate esclusivamente
sulle colline dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano
d’Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Roddi, Serralunga
d’Alba e Verduno.
Ha colore granato con riflessi aranciati, deve essere molto limpido, quasi
brillante. Ha profumo intenso, pieno, sapore asciutto, vellutato, armonico. Deve
avere, minimo 13 gradi d’alcol.
La legge impone almeno tre anni di invecchiamento, di cui due in botti di rovere
o di castagno. Per ottenere la "Denominazione di Origine Controllata e
Garantita", è indispensabile un particolare esame e un invecchiamento di almeno
quattro anni.
E' considerato "eccezionale", di valore storico, il Barolo prodotto nelle annate
di vendemmia 1868,1894,1922,1931,1947,1971,1982 e 1989.
E’ anche grandissimo il Barolo prodotto negli anni 1879, 1887, 1898, 1905, 1907,
1912, 1927, 1929, 1934, 1958, 1970, 1985.
Citazione di Casare Pavese nel "Compagno" :
"Tu sei giovane....e non sai che tre nasi sono quel che ci vuole per bere il
Barolo...."
— Il Boca è un
vino rosso prodotto con l'uva Nebbiolo in ragione del 45-70 per cento e con
aggiunte di uva Vespolina e Bonarda.
Ha il caratteristico profumo di viola mammola, tipico dei vini ottenuti dall'uva
Nebbiolo, colore rosso rubino brillante, con sfumature tendenti all'aranciato.
Il sapore è asciutto, sapido: lascia un retrogusto che sa di melograno.
Viene invecchiato almeno tre anni, di cui due in botti di rovere o castagno,
raggiungendo minimo i 12 gradi.
E' prodotto nella zona di Boca, sulle prime pendici delle Prealpi Novaresi, tra
Borgomanero e Romagnano Sesia.
— :: La Bonarda :: E' un antico vino rosso piemontese, ottenuto da un'uva
nera, che si chiama appunto "Bonarda piemontese".
Ha colore rosso rubino, delicato e leggermente amabile, sui 12 gradi.
Si produce in quasi tutto il Piemonte, ma soprattutto nella zona prealpina da
Torino a Novara e nel Monferrato.
— :: Il Brachetto d'Acqui :: Il Brachetto è un vino rosso da dessert, nasce dal
vitigno omonimo, la cui coltivazione è concentrata nell'Alto Monferrato, sulle
colline attorno ad Acqui Terme e Nizza Monferrato, a cavallo delle provincie di
Alessandria e Asti; benchè si trovino piccole produzioni anche nella zona del
Roero. Dal 1996 il Brachetto d'Acqui è il primo vino rosso dolce d'Italia ad
avere ottenuto la Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG), grazie
all'elevata professionalità raggiunta nella produzione, che ha permesso di
ottenere un prodotto di alta qualità.
E' un vino di colore rosso rubino, a volte chiaro, addirittura rosato; ha un
aroma molto delicato, vagamente muschiato; è dolce, morbido, frizzante (con
spuma abbondante e persistente). Ha una gradazione alcolica pari a 11,5 gradi e
non è prescritto invecchiamento prima della vendita, anzi è quasi sempre bevuto
giovane.
E' un ottimo compagno per dolci non troppo elaborati come la torta di nocciole,
pasticceria secca o macedonie di frutti di bosco.
— :: Il Caluso Passito ::
Secondo la tradizione il Passito di Caluso sarebbe
stato prodotto in Piemonte a partire dai primi secoli dopo il Mille, sull'onda
della richiesta per il cosiddetto "vino greco", un tipo di vino ricco di alcol,
dolce e fortemente aromatico. I produttori piemontesi, per far fronte alle nuove
esigenze di mercato, iniziarono a coltivare vitigni adatti e ancora oggi molti
vitigni in Piemonte vengono chiamati "greci", uno di essi è appunto l'Erbaluce.
Il Caluso Passito, che insieme all'Erbaluce di Caluso , ha ottenuto la
denominazione di origine controllata nel 1967 (primo bianco in Piemonte!) ha una
lunghissima tradizione storica nella sua regione d'origine: il Canavese (il
comprensorio di produzione del Caluso e' di 36 Comuni tra le province di Torino,
Biella e Vercelli).
E' l'unico vino in Italia che richiede, da disciplinare di produzione, almeno
sei mesi di appassimento naturale (senza alcuna forzatura) - dai primi di
settembre alla fine di febbraio dell'anno successivo alla vendemmia - nei solai
"sulè" i grappoli vengono disposti su graticci o appesi ai fili (a fine febbraio
questo vero e proprio spettacolo è oggetto di una rassegna organizzata dal
Consorzio di Tutela) e può essere commercializzato solo dopo quattro anni di
invecchiamento e cinque per la "riserva".
Il Caluso Passito, inoltre, è forse uno dei pochi vini che "tiene" benissimo
l'invecchiamento: non è raro, ancora oggi, anche se non facile, degustare un
Caluso Passito di 50/60 e più anni ed apprezzarne tutte le sue qualità.
L'utilizzo delle uve Erbaluce - uno dei rari esempi in Italia da cui derivano
dallo stesso vitigno, al 100%, tre vini a denominazione di origine: il Caluso,
il Caluso Spumante ed il Caluso Passito (il Caluso Passito liquoroso ormai da
qualche anno e' stato eliminato dal disciplinare di produzione: segno di grande
maturità dei produttori) - in Canavese era riservato alla produzione del Caluso
Passito, proprio per le qualità delle uve, ed i viticoltori di allora lo
producevano per poi consumarlo nelle occasioni importanti: gli sposalizi, la
nascita dei figli.
Ha un colore dorato o simile all'ambra scura; sapore dolce, vellutato e un
tenore alcolico pari a 13,5 gradi minimo. E' un tipico vino da dessert, ma anche
da accompagnare ai formaggi e da "meditazione".
— :: Il Carema ::
Vino rosso DOC, il Carema è uno dei famosi figli
dell'uva Nebbiolo, coltivato sulle pendici dei monti dove finisce la provincia
di Torino, all'inizio della Valle d'Aosta.
Si tratta di una grande rosso prodotto in piccole quantità, con le tipiche
caratteristiche del vino di montagna, pur conservando una consistente corposità
(12 gradi) e dovendo invecchiare per quattro anni, di cui due in botte.
E' un vino morbido, vellutato, colore granato, un vago profumo di rosa. E'
ottimo per tutto il pasto, ma può essere riservato anche solo per i piatti più
importanti.
Le vigne di Carema sono uno spettacolo stupendo, a testimonianza
dell'ingegnosità e bravura degli uomini; capolavoro di ingegneria contadina,
sono una concreta prova della lotta per la sopravvivenza su una terra dura da
coltivare. Quelle di Carema sono vigne difficili, ai piedi delle montagne, fra i
350 e i 450 metri d'altitudine. Il pendio è stato trasformato in gradoni,
ottenendo strette strisce di spazio riempito della terra portata dalla valle con
le gerle, sulle spalle. Per combattere lo sbalzo termico hanno inventato la
coltivazione a "topie": pergolati posti su pilastri di pietra, che di giorno
accumulano il calore del sole e di notte lo restituiscono alla vigna. Ancora
oggi la coltivazione di questo vino si svolge secondo i metodi antichi,
faticando per arrivare sui pendii dove ci sono le vigne, per ottenere scarse
quantità di grappoli destinati alla produzione del vino: una saga d'altri tempi.
— :: Lo Chardonnay e il Pinot bianco :: Uva e vino bianco, in primi tentativi di coltivazione
risalgono ai primi dell'Ottocento ad opera del Marchese di Sambuy e di altri
nobili piemontesi. Con questo vino Carlo Gancia iniziò i primi esperimenti per
produrre spumanti, per i quali fu esclusivamente utilizzata per molto tempo,
rischiando anche la scomparsa, poichè i contadini la ritenevano responsabile
della diffusione della filossera (la più frequente malattia delle viti).
Da poco la coltivazione è ripresa, in Piemonte, soprattutto sulle colline del
Monferrato e delle Langhe, ottenendo ottimi vini bianchi da pasto.
— :: Il Cortese ::
Vino bianco, secco, color paglierino con riflessi verdognoli, nasce dall'uva
omonima, è il più conosciuto e celebre vino di Gavi, nome col quale è ormai
anche conosciuto. La produzione iniziò nel secolo scorso per soddisfare la
grande richiesta del mercato ligure di un vino fresco ed estivo. Dal 1998 ha
ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita, è prodotto in
oltre 7 milioni di bottiglie, anche nella tipologia spumante.
Se ne commercializzano due tipi: Cortese dei Colli Tortonesi e Cortese dell'Alto
Monferrato.
Va bevuto in genere giovane (la legge non prescrive invecchiamento), anche se
sono in atto tentativi, attraverso una rigida selezione e maturazione dell'uva,
per ottenere un prodotto di maggiore struttura e durata. Ha una gradazione
alcolica pari a 10,5 e nelle bottiglie migliori si avverte un leggerissimo gusto
di mandorla amara.
— :: Il Dolcetto ::
Il Dolcetto è un vino rosso DOC, prodotto, in
Piemonte, in sette tipi, ai quali è riconosciuta la denominazione d'origine
controllata. Le differenze nascono a seconda del diverso luogo di coltivazione,
che conferisce al vino diversa fragranza e sapore.
Come la Barbera, un tempo, era il vino da tavola di tutti i giorni, mentre ora
sta acquisendo sempre più importanza, grazie alle selezione delle uve e ai
moderni metodi di produzione.
Non si tratta di un vino dolce, benchè il nome sembri affermare il contrario. E'
chiamato così perchè l'uva cresce bene sui "dossi", o "duset" in piemontese,
come tutte le buone uve. Altri invece fanno risalire il nome al fatto che l'uva
mangiata matura ha una sapore molto dolce.
Tutti i tipi di Dolcetto possono essere bevuti giovani. Se, invece, sono
invecchiati un anno ed hanno una gradazione alcolica pari o superiore a 12,5
gradi, sono classificati "superiori".
Il Dolcetto di Acqui è asciutto, leggermente mandorlato, rosso rubino intenso
con tendenza al color mattone, 11,5 gradi. Ha profumo vinoso.
Il Dolcetto d'Alba è rosso rubino; nella lievissima schiuma può essere violaceo.
Asciutto, amarognolo, ha acidità moderata; 11,5 gradi.
Il Dolcetto d'Asti ha color rosso rubino; è vellutato, asciutto, armonico.
Gradazione alcolica 11,5, acidità moderata.
Il Dolcetto delle Langhe Monregalesi E' il più piccolo dei sette Dolcetti
piemontesi, prodotto negli 11 comuni delle Langhe Monregalesi che circondano
Mondovì, in provincia di Cuneo e la denominazione d'origine gli è stata
riconosciuta già nel 1974. Realizzato con uve Dolcetto al 100%, con un limite di
resa massima in uva di 7.000 Kg per ettaro, è prodotto nel tipo "normale", per
il quale è richiesta la gradazione alcoolica minima di 11% Vol. e nel tipo
"superiore", per il quale sono previsti una gradazione minima di 11,5% Vol. ed
un invecchiamento di almeno un anno a partire dal 1° gennaio successivo alla
vendemmia.
Vino dal bel colore rosso rubino intenso, con frequenti riflessi violacei,
dotato di uno spiccato profumo vinoso, dal fruttato caratteristico che spesso
richiama la ciliegia, ha un sapore piacevolmente secco, fresco e di moderata
acidità, ma pieno e ricco, con una gradevole traccia amarognola nel finale. Come
molti Dolcetti usufruisce della fama di vino quotidiano, adatto alle occasioni
della tavola meno impegnative e più frequenti come i salumi, le paste al ragù,
le carni dalle cotture brevi, i formaggi freschi.
Il Dolcetto di Diano d'Alba, tra tutti, ha la gradazione maggiore: 12 gradi.
Color rubino, asciutto, ha un netto gusto di mandorla e profumo vinoso.
Il Dolcetto di Dogliani (Cuneo) è delicatamente amarognolo, ha color rosso
tendente al violaceo, asciutto, odore vinoso, di discreto corpo. E' il Dolcetto
più antico: esistono documenti del 1593 nei quali viene citato per le modalità
della vendemmia.
Il Dolcetto di Ovada ha un profumo vinoso caratteristico; è asciutto come tutti
i dolcetti, armonico, amarognolo, color rosso rubino intenso, tende al granato
quando invecchia.
Eccellenti annate per il Dolcetto sono state: 1947, 1961, 1964, 1971, 1978,
1982, 1985, 1989, 1990, 1993.
— :: L'Erbaluce di Caluso ::
L'Erbaluce, detto anche Albaluce, è un vino bianco
ottenuto dall'uva omonima, coltivata nella zona di Caluso e del Lago di Candia,
in provincia di Torino. E' un vino non ancora molto famoso al pubblico come
altri suoi fratelli piemontesi, benchè gli esperti da parecchi anni lo cerchino
con interesse, per le sue ottime qualità di vino da pasto.
L'Erbaluce ha un colore giallo paglierino, un sapore secco, fresco, raggiunge
gli 11 gradi e di solito è consumato entro il suo primo anno di vita.
— :: Il Fara ::
E' un vino rosso poco conosciuto, molto fine,
asciutto e pregiato.
Nasce dall'uva Nebbiolo, alla quale vengono aggiunte piccole quantità di
Vespolina e di Bonarda Novarese.
Ha profumo di viola mammola, 12 gradi; è un vino ottimo per tutto il pasto, ma
si sposa molto bene in particolare con i piatti importanti della tradizione.
Richiede un invecchiamento di almeno tre anni, di cui due in botte di castagno o
rovere.
Viene prodotto in Val Sesia, nella zona omonima di Fara Novarese, fra i fiumi
Sesia e Agogna, a sud di Romagnano.
— :: La Freisa ::
Si tratta di un vino rosso scuro, prodotto per lo
più sulla la collina tra Asti e Torino, ma lo si trova anche nel resto del
Monferrato e nelle Langhe. Proviene da due distinte zone di origine (Asti e
Chieri) e in entrambe vengono prodotte sia la qualità amabile sia la qualità
secca. Nascono dall'uva omonima, la legge non prevede obbligo di invecchiamento
(possono essere bevute l'anno successivo alla vendemmia); ma se sono invecchiate
almeno un anno e provengono da uve con una gradazione minima di 11,5 gradi,
possono avere la qualifica di "superiore".
Il nome deriva dal francese fraise, che significa fragola, profumo che si
ritrova appunto nel vino.
La Freisa d'Asti ha colore rosso granato o anche rosso ciliegia chiaro,
invecchiando tende all'aranciato. Ha un netto profumo di lampone, che si ritrova
anche nel gusto.
La Freisa di Chieri nel colore tende al rubino non troppo intenso. Se giovane ha
un gusto leggermente acidulo, che si ammorbidisce con l'invecchiamento.
Nel 1500, durante le frequenti epidemie di peste, la Freisa era considerata a
Chieri come unico rimedio contro il contagio.
— :: Il Gabiano ::
E' un vino rosso, prodotto in gran parte con uva
Barbera, con aggiunte di Freisa e Grignolino. Ha colore rosso rubino, è secco,
raggiunge 12 gradi.
Viene prodotto sulle colline del Monferrato, nella zona di Gabiano, in provincia
di Alessandria.
Se invecchiato almeno 2 anni è "superiore".
— :: Il Gattinara ::
Si tratta di un vino rosso DOCG, spesso considerato
al pari dei grandi vini piemontesi come il Barolo e il Barbaresco. Il Gattinara,
dal nome del paese omonimo in provincia di Vercelli, chiamato anche Spanna, è
ottenuto a partire dalle uve Nebbiolo, motivo per cui è accomunato ai famosi
rossi del Piemonte; tuttavia nel suo caso sono permesse aggiunte di piccole
quantità di uva Bonarda di Gattinara.
Presenta un colore rosso intenso, granato, con sfumature di aranciato e, come
tutti i vini a base di Nebbiolo, ha un intenso profumo di viola. Il sapore è
asciutto, lievemente amarognolo, ha una gradazione pari a 12 e deve essere
invecchiato almeno quattro anni, di cui due in botte.
Ha origini antichissime: i primi documenti nei quali si parla di questo vino
risalgono al XIII secolo, ma si ritiene che l'uva sia stata impiantata dai
Romani fin dal II secolo prima di Cristo. Un benefattore del Gattinara fu
certamente il cardinale Mercurio Arborio, cancelliere di Carlo V, che, secondo
la tradizione, promosse la coltivazione di questo vino, elemento immancabile
sulla sua tavola.
E' un vino aristocratico, che va accompagnato con i piatti della tradizione,
come gli arrosti, la cacciagione e la selvaggina.
— :: Il Gavi o Cortese di Gavi D.O.C.G.::
Vino bianco che prende il nome dalla cittadina di
Gavi in provincia di Alessandria. Zona di produzione: Comuni di Bosio, Capriata
d'Orba, Carrosio, Castelletto d'Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure,
Parodi Ligure, San Cristiforo, Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria).
Vitigno: esclusivamente Cortese (localmente Courteis). Gradazione alcolica
minima: 10,5%. Acidità totale minima: 5 per mille. Vino da bere giovane e
conservare in bottiglia pochi anni, 1-3 al massimo.
Stupendo come aperitivo va degustato freddissimo a 6°-8°C; in tavola meglio se a
12°C. Si accompagna ottimamente con antipasti magri, primi piatti con salse a
base di pesce, e piatti di pesce pregiato. Nella zona di origine è accompagnato
ai "tajarin al tartufo", un piatto di pasta all'uovo condito con burro,
parmigiano e tartufi.
— :: Il Ghemme ::
Si tratta di un vino rosso, che prende il nome
dalla cittadina in provincia di Novara, zona ricca di antichissime tradizioni
vinicole, alcune delle quali risalenti all'imperatore romano Tiberio, nel I
secolo dopo Cristo.
Il Ghemme è un altro dei grandi vini piemontesi figli dell'uva Nebbiolo, anche
se la normativa consente l'aggiunta di uve Vespolina e Bonarda Novarese. Ha
colore rosso con sfumature granato, delicato profumo di viola, gusto asciutto,
con fondo amarognolo. Viene venduto dopo un invecchiamento minimo di quattro
anni, tre dei quali in botte di castagno o di rovere, con una gradazione
alcolica pari a 12 gradi.
Il Ghemme era un vino molto famoso già nel 1800: in un celebre manifesto
risorgimentale Giandoja e Meneghino (la maschera tipica di Milano) festeggiano
la liberazione dagli Austriaci col desiderio di bere del Ghemme. Esistono ancora
oggi a Ghemme delle bottiglie della vendemmia del 1861, anno della proclamazione
dell'Unità d'Italia.
— :: Il Grignolino :: Il Grignolino è un vino rosso DOC, molto apprezzato per
le sue caratteristiche particolari; purtroppo nasce da un vitigno avaro e
difficile, con poca resa, difetti che non vanno certo d'accordo con le esigenze
di produzioni industriali dei nostri tempi. E' difficile trovare un vero, grande
Grignolino, non avrebbe nulla di meno di uno dei grandi vini freschi del mondo.
Asciutto, lievemente tannico, piacevolmente amarognolo, si potrebbe definire,
nelle due versioni ammesse alla denominazione DOC, un "rosè" naturale. Ha una
gradazione alcolica non elevata (11 gradi), si può bere fresco e giovane, ma se
fatto bene può essere conservato anche alcuni anni.
Il Grignolino di Asti ha una lievissima punta di acidità, inferiore alla qualità
che si produce nel Monferrato Casalese.
Il Grignolino del Monferrato Casalese è lievemente più chiaro del Grignolino di
Asti. Per entrambi i Grignolini, la legge consente, nella preparazione,
l'utilizzo anche di una piccola percentuale di uva Freisa, purchè si tratti di
grappoli provenienti dalle stesse vigne.
Il nome gli deriverebbe da "Grignòla", vinacciolo, (dal latino Grandeola"):
l'uva del Grignolino ha infatti molti semini; altri sostengono che il nome
deriverebbe dal gusto acidulo, che fa "digrignare i denti", in piemontese "grignè".
Il Grignolino era un vino molto usato alla corte dei Savoia, che avevano
l'abitudine di berlo soprattutto accompagnato con il pesce, infrangendo la
regola che vuole vino bianco in questi occasioni.
— :: Il Langhe Favorita :: Favorita è il vitigno, una varietà a bacca bianca
tradizionalmente coltivata sulle colline albesi, soprattutto alla sinistra del
fiume Tanaro.
A maturazione raggiunta, di solito nella seconda decade di settembre, l’uva
viene pressata ed il mosto sottoposto alla fermentazione alcolica a temperatura
costantemente bassa (17-18°C). Dopo alcuni mesi avviene l’imbottigliamento, che
coincide solitamente con l’inizio della primavera. La commercializzazione inizia
poche settimane più tardi.
Caratteri delicati e particolarissimi sono quelli del vino Langhe Favorita; un
colore giallo paglierino non troppo accentuato, coronato qua e là da sottili
riflessi verdolini, un profumo fragrante, fruttato, decisamente floreale, con un
gradevolissimo sentore di mela renetta, un sapore secco, pieno e delicatamente
acidulo. Vino da consumare giovane, preferibilmente nei primi due anni di vita,
il “Langhe Favorita” a tavola accompagna con eleganza gli antipasti delicati,
soprattutto di pesce, verdure e carni bianche. Da non sottovalutare il suo
impiego come aperitivo. In ogni caso è consigliabile servirlo alla temperatura
di 10-12°C.
— :: Il Lessona ::
Si tratta di un vino rosso prodotto nella zona di Lessona, sulle Prealpi
Biellesi. E' ottenuto a partire dall'uva Nebbiolo, con aggiunte di Uva Vespolina
e Bonarda, come molti degli ottimi vini rossi prodotti nelle province vicine di
Novara e Vercelli.
Ha un colore inizialmente rosso granato, che invecchiando tende all'aranciato;
gusto asciutto, tannico, persistente e profumo di viola. Raggiunge i 12 gradi e
viene invecchiato minimo due anni, di cui uno in botte di legno.
Come tutti i vini piemontesi ottenuti dall'uva Nebbiolo è adatto soprattutto
agli arrosti e ai grandi piatti della tradizione.
— :: Il Loazzolo ::
E' un vino bianco passito, una delle ultime novità
(1990) della produzione vinicola piemontese, ottenuto da una vendemmia tardiva
del Moscato, che cresce nell'area di Loazzolo, un piccolo paese (300 abitanti)
nella provincia di Asti, adagiato sulle colline verso la Liguria, dalla quale
infatti trae un clima quasi da riviera. Il territorio del paese costituisce la
zona DOC più piccola d'Italia; infatti la normativa prevede che tutte le
operazioni di produzione vengano portate a termine esclusivamente nel territorio
di Loazzolo. Le vigne sono molto vecchie, coltivate ad un'altezza minima di 400
metri, poste su terreni ad alta pendenza ed ottimamente esposte (sorì), in un
paesaggio che ricorda la macchia mediterranea.
Dopo la vendemmia l'uva viene posta ad appassire sui graticci, per concentrarne
gli aromi e i profumi, quindi si passa alla pigiatura secondo i metodi
tradizionali, per mantenere intatte tutte le caratteristiche dell'uva. Il mosto
non centrifugato ne pastorizzato fermenta per più di un anno nelle vecchie
cantine di tufo. Il Loazzolo viene quindi imbottigliato due anni dopo la
vendemmia, ma deve rimanere ancora un anno in bottiglia prima di essere bevuto.
Si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati, profumo fitto, con
sentori di muschiato e frutta; ha gusto dolce e di passito. Le sue
caratteristiche si abbinano bene con i dessert a fine pasto, oppure con formaggi
stagionati o robiole piccanti.
— :: La Malvasia ::
Le Malvasie piemontesi sono vini rossi, dolci,
fragranti, leggermente aromatici. La caratteristica peculiare della Malvasia di
Casorzo e di quella di Castelnuovo Don Bosco è quella di avere una gradazione
alcolica non superiore a 10,5 gradi, non tutta sviluppata in alcol, ma ancora in
tenore zuccherino (esiste anche qualche varietà spumante).
La Malvasia di Casorzo, oltre che con l'uva Malvasia, può essere fatta con
aggiunte, al massimo il 10 per cento, di uve tradizionali dei vigneti del luogo,
come Freisa, Barbera, Grignolino. Ha un colore rosso rubino o rosso ciliegia.
La Malvasia di Castelnuovo Don Bosco è prodotta con uve Malvasia di Schierano,
con l'aggiunta di Freisa. Color rosso ciliegia.
Per le Malvasie la legge non prevede invecchiamento, di solito è bevuta l'anno
seguente la vendemmia.
Se prodotta secondo la apposite rigorose regole di vinificazione, è anche
utilizzata come vino da messa. E' una versione di Malvasia color rosso rubino
con riflessi aranciati, profumo molto intenso (è infatti ottenuta da raccolto
tardivo e da uve leggermente appassite) ed è poco alcolica.
Esiste una leggenda sulla nascita della Malvasia avvenuta in Valle d'Aosta: un
certo Adimaro, colono del feudatario di Nus, venne sorpreso mentre portava in
chiesa del vino per il parroco, ottenuto da una vigna coltivata all'insaputa del
padrone. Il feudatario volle sapere di che liquido si trattasse e Adimaro
rispose "succo di malva". Non contento della risposta il signore del luogo volle
assaggiare, allora Adimaro, temendone la collera, invocò il miracolo: "che malva
sia, per favore, mio Dio". In effetti il vino si tramutò in succo di malva e da
allora sarebbe rimasto il nome "malva - sia".
— :: Il Moscato d'Asti ::
Si tratta del più famoso vino bianco dolce e da
dessert del Piemonte: quasi tutti i contadini avevano nelle loro vigne un filare
di uva Moscato, dalla quale ricavare il vino per le occasioni di festa. Ha un
colore paglierino o giallo dorato, odore e gusto caratteristici, inconfondibili;
è poco alcolico (una parte dello zucchero naturale non deve essere sviluppata in
alcol) e si beve nell'anno seguente alla vendemmia, benchè ci siano bottiglie
che si conservano perfettamente anche a lungo.
Il Moscato è il compagno per eccellenza dei dolci (è, infatti, la base dello
zabaglione tradizionale) e della frutta, anche se in certe zone del Piemonte
viene servito a metà pomeriggio con pane e salame, oppure con il formaggio.
Il Moscato ha origini antichissime: viene citato esplicitamente negli statuti di
Canelli del 1200. Secondo certi studiosi, tuttavia, il Moscato come lo
conosciamo oggi sarebbe stato introdotto in Piemonte soltanto nel XIV secolo,
quando aumentò la richiesta per i vini dolci.
Fino a pochi anni or sono, il Moscato, con autorizzazione del vescovo, veniva
arricchito, sotto giuramento, con puro alcol di vino e serviva come vino da
messa.
Una delle zone di maggior produzione si estende attorno a Canelli, in provincia
di Asti, dove ditte famose lo esportano in tutto il mondo.
Il nome deriva dalla sua caratteristica peculiare, la dolcezza, che, appunto,
attira le mosche.
— :: Il Nebbiolo :: Il Nebbiolo è un vino rosso pregiato, il nome deriva,
probabilmente, dal fatto che l'uva viene raccolta quando già nelle valli
compaiono le prime nebbie autunnali.
Il vitigno è coltivato da secoli in tutto il Piemonte, si hanno testimonianze di
coltivazioni nella zona di Rivoli (Torino) risalenti al XIII secolo. Le uve
Nebbiolo vengono utilizzate per produrre i più conosciuti vini rossi piemontesi,
con in testa il Barolo, motivo questo che in passato ha limitato la produzione
di vini che conservassero il nome originale del vitigno; quasi che il destino
impedisse a questa nobile uva, madre di figli famosi, di diventare famosa lei
stessa. In realtà vengono realizzati straordinari prodotti con l'etichetta
Nebbiolo, in particolare è molto famoso il Nebbiolo d'Alba.
Si presenta di colore rosso rubino, più o meno carico, tende, invecchiando, al
granato. Ha profumo tenue che ricorda la viola, diventando più corposo col
tempo. Gusto secco (esistono anche produzioni di Nebbiolo quasi dolce),
raggiunge i 12 gradi. La qualità dolce non richiede invecchiamento; la qualità
secca richiede un invecchiamento di almeno due anni.
Come i grandi rossi piemontesi è un perfetto compagno dei piatti della
tradizione come i bolliti e la bagna cauda.
— :: Il Rubino di Cantavenna ::
Il Rubino di Cantavenna è un ottimo Barbera,
corretto durante la pigiatura con uve Grignolino o Freisa.
Rosso rubino, da cui il nome, ha riflessi granata, gusto pieno e asciutto, 11,5
gradi. Invecchiamento minimo: 1 anno.
Viene prodotto a Cantavenna, frazione di Gabiano Monferrato, in provincia di
Alessandria.
— :: Il Ruche :: E' un antico vino, recentemente riscoperto e
classificato DOC. Viene ottenuto dall'uva omonima, coltivata soprattutto nel
territorio di Castagnole Monferrato (Asti).
Ha colore rosso intenso, sapore pieno, di corpo, 13 - 14 gradi; è invecchiato
per uno o due anni in botti di rovere o castagno.
— :: Il Sizzano ::
Il Sizzano è un vino rosso pregiato, che nasce,
come quasi tutti i grandi rossi piemontesi, dall'uva Nebbiolo, alla quale
vengono aggiunte piccole quantità di uva Vespolina e di Bonarda.
Ha un colore rosso intenso, tendente al rubino, un profumo di vila, è asciutto e
sapido. Viene venduto dopo un invecchiamento di almeno tre anni, due dei quali
in botte, ad una gradazione pari a 12.
Il nome di questo vino deriva dall'omonimo paese di Sizzano, in provincia di
Novara.
Era apprezzato già nel 1800, in particolare Cavour, uno dei padri nobili
dell'enologia piemontese, lo considerava al pari dei grandi vini francesi della
Borgogna.
— ::Piemonte Moscato Passito D.O.C. :: Le uve di Moscato, le più profumate e dolci fra quelle
ottenute da vitigni piemontesi, danno origine ad un ottimo passito, da ber a
fine pasto.
D.O.C. dal 1994. Area di produzione: Alta Langa; Alto Monferrato di Asti; Bassa
Langa; Langa Astigiana; Monferrato di Acqui e Ovada; Roero. Zona di produzione:
140 Comuni in provincia di Alessandria, 118 Comuni in provincia di Asti, 91
Comuni in provincia di Cuneo.
Gradazione alcolica minima: 15,5 % Vol.
Composto esclusivamente da uve del vitigno Moscato, i cui grappoli vengono
lasciati vicini alla pianta fino alla prima settimana di novembre, perché
possano perdere naturalmente la parte di acqua lasciando la maggiore
concentrazione zuccherina. Solo i grappoli migliori, sani e profumati, possono
attendere così la vendemmia, effettuata manualmente. Dopo la vinificazione, la
maturazione avviene per otto mesi in piccole botti, seguita da un affinamento in
bottiglia per sei mesi. Si presenta di colore giallo oro intenso tendente
all'ambrato, di profumo ampio, intenso, sentore muschiato caratteristico; il
sapore è dolce, armonico, vellutato, aromatico. Temperatura di degustazione:
16-20 C°
Abbinamento con: Dolci da conversazione, formaggi e paté.
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Bibliografia Vini
* S. DOGLIO, Il dizionario di gastronomia piemontese,. Daumerie Editrice.
* "Le strade del gusto", La Stampa, Slow Food Editore.