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Comunità Montane
dell'Alto Monferrato  
    


Nell'Alto Monferrato sono  molte le iniziative  per preservare la natura e la fauna di questo stupendo territorio, ma  un merito e un'attenzione particolare di riconoscenza è dovuto alle comunità montane, che si prodigano per difendere e  mantenere incontaminati questi angoli naturali di paradiso.

Comunità Montana Alta Val Lemme - Alto Ovadese
L'area è situata ad altitudini medie superiori ai 700 metri e comprese tra i 335 m.del Lago di Lavagnina e i 1.170 m. del Monte delle Figne.
L'ambiente si presenta con vegetazione prevalentemente erbacea ed arbustiva, con frequenti affioramenti di microtorbiere.
Ai margini settentrionali nel Parco delle Capanne di Macarolo, sono visibili tracce delle antiche coltivazioni di castagno, mentre recentemente si è proceduto a realizzare ampi rimboschimenti di pino marittimo, in quanto nel corso dei secoli vaste superfici erano state disboscate per fornire legname ai cantieri della Repubblica Marinara di Genova.
In seguito a tali rimboschimenti si è verificata la comparsa in queste zone di una nuova specie ornitologica: la Cincia del Ciuffo e il crociere.
Frequenti sono gli avvistamenti di poiane, gheppi, astori, bianconi, sparvieri e allocchi.
La Comunità comprende otto Comuni il cui territorio è assai ricco di paesaggi suggestivi con un grande patrimonio storico culturale.
Le vallate, non sempre semplici da raggiungere, conservano ancora oggi i ritmi e le atmosfere legate ad una vera civiltà contadina evolutasi nel pieno rispetto delle tradizioni.
Il Monte Tobbio, con la sua massiccia mole, spicca al centro del territorio della Comunità.
Facilmente individuabile, proprio per la sua forma conica, anche dalla pianura alessandrina ha, alla sua cima, una cappelletta dedicata a Nostra Signora di Caravaggio.
La montagna è meta di numerosi escursionisti che possono raggiungere la cima attraverso suggestivi sentieri. Di particolare fascino sono i Laghi della Lavagnina che nascono dall’invaso artificiale del torrente Gorzente, costruito per l’approvvigionamento idrico di Genova.
Quando il lago inferiore è in secca affiorano ancora i ruderi del mulino dove il minerale aurifero, estratto nelle miniere di Moncalero, veniva pestato, macinato, amalgamato e ridotto in lingotti.
I corsi d’acqua più importanti che attraversano il territorio sono il Piota, il Gorzente ed il Lemme che, grazie alla loro limpidezza, sono meta, durante i mesi estivi, di numerosi bagnanti.
Alcuni Comuni che compongono la Comunità sono sede di splendidi castelli tra i quali si segnalano Tagliolo Monferrato, Lerma, Casaleggio Boiro e Mornese. In particolare quello di Casaleggio Boiro, abbarbicato su un dosso a guglia che gli imprime slancio ed imponenza rispetto alle sue reali dimensioni, era stato scelto dal regista Sandro Bolchi quale Castello dell’Innominato nella rappresentazione televisiva de “I Promessi Sposi”.
Per quanto riguarda il castello di Mornese occorre ricordare che fu fondato dai monaci cistercensi.
Rimaneggiato nel Settecento, il fabbricato risentirebbe di una influenza francese e le sue caratteristiche lo inseriscono in una sorta di scuola genovese-monferrina resa tipica dalla costruzione a blocco, spesso a torre unica e dall’intonaco.
Di interesse anche alcune chiese e costruzioni quali il palazzo Migliorati Gavotti, in cui sostò il Papa Pio VII, a Carrosio e la Pinacoteca del Convento dei Cappuccini a Voltaggio. Parlando della Comunità Montana dall’Alta Val Lemme e Alto Ovadese non si può trascurare la ricerca dell’oro che per molti secoli, a partire dall’età romana, ha visto i corsi d’acqua del Gorzente e del Piota sede di molti ricercatori. Sono ancora ben visibili le miniere scavate nella viva roccia nella speranza di trovare una pepita. I giacimenti auriferi non sono però mai stati molto benevoli con i ricercatori e così, nei primi anni del Novecento, la ricerca veniva abbandonata.
Gran parte del territorio, in tempo antico, era attraversato dalla “Via del Sale” che metteva in comunicazione la costa ligure con l’entroterra piemontese.
In territorio di Bosio sorgono i ruderi della Benedicta. Questo antico monastero benedettino, poi divenuto cascina dei Marchesi Spinola, durante l’ultima guerra mondiale divenne rifugio e centro di raccolta di giovani renitenti alla leva fascista. La Benedicta venne minata e fatta saltare in aria dopo l’eccidio, avvenuto nella primavera del 1944 ad opera di nazifascisti, di 97 partigiani, soprattutto giovani. In prossimità dei ruderi sorge il Sacrario a ricordo del tragico evento.
Sede: Piazza della Repubblica 2 - 15060 Bosio Tel. 0143/ 68.42.20

Comunità Montana Alta Valle Orba, Erro e Bormida di Spigno       
L’area della Comunità, compresa fra i 500 ed i 900 metri di altitudine, presenta vasti areali tipici di bosco misto.
La media ed alta Valle Erro e Valle Orba, da Cartosio a Bric Berton, i dintorni di Cassinelle, da Caldasio a Morbello, il monte Orsaro, sono ricchi di castagni, rovere, roverelle con un sottobosco particolarmente rigoglioso.
Le aree ripariali dei torrenti principali, del fiume e degli affluenti si presentano in alcuni tratti particolarmente spettacolari e ricche di vegetazione.
Nei boschi delle alte Valli Erro e Orba si trovano in abbondanza cinghiali e caprioli, ma sono pure presenti mufloni e daini.
I vari insediamenti abitativi sono collocati su promontori o crinali.
Il mondo del crinale era diventato importante in epoca medioevale, quando si doveva sfuggire all’invasore.
Dalle alture di Ponzone si possono notare tante torri e castelli, in direzione del Monviso c’è un cucuzzolo appiattito sul quale sorgeva il Castello di Montechiaro Alto, dietro sono visibili le Torri di Vergore e Roccaverano, verso destra la Torre di Castelletto d’Erro, ruotando a nord la Torre di Cavatore, la più vecchi della zona, ad ovest si doveva comunicare con la Torre del Marocco, ormai distrutta, e, da questa, con Cassinelle.
Interessanti sono pure gli aberch (seccatoio) dove venivano depositate le castagne. Nei boschi della Comunità è possibile incontrare i ruderi di queste piccole costruzioni quadrate, fatte di fango e pietre, divise in un piano superiore di graticcio, dove le castagne erano stese. Particolarmente rinomata l’enogastronomia.
Tra i prodotti tipici la formaggetta (o robiola) che è una sintesi dei profumi, delle erbe e dei fiori dell’Appennino Piemontese, è il simbolo di una pastorizia ardua, di montagna, difficile, condotta ancora allo stato brado, è un caprino che, consumato fresco o ancor più stagionato, appare a tutt’oggi l’unico in grado di equivalere, se non di superare i miti caseari francesi.
Nei boschi della Comunità è possibile trovare il fungo porcino. Di particolare qualità, sodo, dal colore scuro, dalla polpa compatta grazie alla scarsità di precipitazioni, il fungo dell’Appennino Piemontese sviluppa qualità organolettiche tali da permettere l’ipotesi di una denominazione di origine apposita.
Altro prodotto del sottosuolo sono i tartufi, sia bianchi che neri, che animano un fiorente commercio presso i ristoranti piemontesi.
Sede: Via Negri di Sanfront 2 - 15010 Ponzone Tel. 0144/ 78.286

 

         

 


 

   


 

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